Yohnna e il baluardo dei deserti, di Andreina Grieco

Il fantasy ci ha abituati ad ambientazioni di stampo europeo. Ed europeo è anche di solito il folklore che gli autori di questo genere prendono come ispirazione.  Per fortuna il fantasy non è solo questo. Basta farsi strada al di fuori dell’eurocentrismo per rendersi conto che ci sono molti luoghi del mondo con un folklore tanto affascinante quanto il nostro e che si prestano benissimo per storie ricche di avventura e fantasia.

Yohnna, il baluardo dei deserti, scritto da Andreina Grieco, ci porta nella lontana Siria di tanto tempo fa. Un luogo che oggi purtroppo ci fa pensare a guerre e distruzione, ma la cui storia millenaria affonda le radici in una mitologia fatta di Jinn e altri demoni dalla mente brillante ma tutt’altro che benevola.

Seguitemi allora in questo viaggio in una terra affascinante, aspra, profumata di spezie e di avventure.

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Scheda
Titolo originale: Yohnna e il baluardo dei deserti
Autore: Andreina Grieco
Genere: Fantasy
Numero di pagine: 179
Anno: 2018
Editore italiano: EKT-Edikit
Lingua originale: italiano

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Trama

Yohhna Lacrox è un giovane arrotino che vive principalmente di espedienti. Per una serie di sfortunati eventi  si ritrova a liberare dalla sua bottiglia/prigione nientemeno che Horèb, il baluardo dei deserti, un Jinn gigantesco e malevolo. Convincerlo a non ucciderlo non è facile per Yohnna ma la sua astuzia lo porta a concludere un contratto che costringe il Jinn a realizzare tre desideri.
Rimasti legati dal terzo e ultimo desiderio, il ragazzo e il Jinn si trovano loro malgrado a vivere avventure e affrontare pericoli mortali. Cosa tutt’altro che facile per Yohnna, dato che il suo “alleato” è un affamato mangiatore di uomini.

La porta del Caffè si aprì con violenza.
Quando sei me e una porta si apre in quel modo, non sai mai chi, o cosa e in che forma entrerà.
Mi aspettavo però che fosse Jamaal, un pastore beduino con cui ogni tanto trascorrevo un po’ di tempo giocando a carte. C’era vento nel deserto da cinque giorni di fila e il pastore, in quelle situazioni, passava in paese per rinfrescare la gola arida e ritemprarsi con una bella fumata di narghilè.

(Incipit)

Djinn - Genio della lampada

I Jinn sono creature che fanno parte della mitologia araba pre-islamica. Il più famoso di tutti è sicuramente il genio della lampada liberato da Aladino in Le mille e una notte.
Col tempo e con l’alternarsi delle mode, il genio ha assunto un ruolo benefico, quasi protettivo, ma le storie originali parlano di creature malefiche e mangiatrici di uomini.
In Yohnna e il baluardo dei deserti, Andreina si rifà al folklore originale e questo permette di avere una storia un po’ diversa dal solito. Sicuramente più avvincente.

La storia inizia dopo che Yohnna ha già vissuto le avventure centrali nella trama e si trova a raccontare la sua versione dei fatti, a patto che l’ascoltatore gli paghi da bere. Attraverso le sue parole, quindi scopriamo come tutto ha avuto inizio e come è avvenuto il suo ritrovamento del Jinn. Un inizio di storia che ricorda molto da vicino quella del già citato Aladino.
Tutto questo compone la prima parte del romanzo. La seconda parte, invece, prende un’altra piega e trova i due personaggi impegnati insieme (loro malgrado) in una lotta contro un nemico comune, lo stregone Haron Al-Sajid  e dove verranno aiutati da Salima, la sorellastra di Yohnna.
Entrambe le sezioni del romanzo sono ricche di avvenimenti che tengono alta l’attenzione del romanzo sebbene, come è comprensibile, la prima parte subisce qualche rallentamento dovuto all’introduzione dei personaggi.

Unica pecca è che ho trovato l’introduzione del villain un po’ troppo frettolosa. I suoi poteri impegnano i protagonisti in una grande battaglia, ma la sua interazione con gli altri personaggi è limitata e di conseguenza il suo ruolo rimane marginale.

Horeb
Horeb nell’illustrazione di Eleonora Garofolo

Personaggi

Yohnna Lacrox è un orfano dal padre sconosciuto, a cui la madre ha affibbiato un cognome “esotico”. E’ un ragazzo in gamba e intraprendente ma che attira su di sé una serie di sfighe incredibili, nel senso che gliene capitano di tutti i colori!
Avere un genio costretto a esaudire i suoi desideri non lo rende più fortunato. Anzi, lo porta a vivere avventure ben poco piacevoli, dove il rischio di rimanerci secco è molto più alto di quello di guadagnare qualcosa.
In parte, forse, questa sua mancanza di fortuna è anche dovuta alla sua mancanza di una vera ambizione, motivo per cui non riesce a sfruttare appieno la potenzialità della collaborazione del Jinn.

Horèb, come è ormai chiaro, è tutto l’opposto del genio benevolo a cui siamo abituati. Horèb condivide molti tratti con il genio delle fiabe originali e non potrebbe essere più lontano dalla figura amichevole e servile che troviamo nel film Disney.
La sua natura appare subito ambigua e sebbene egli affermi di farsi ormai degli scrupoli nell’uccidere inutilmente le persone, appare chiaro sia a Yohnna che al lettore che ci sia ben poco da fidarsi delle sue parole.
Questo aspetto di Horèb mi è piaciuto perché mette in seria difficoltà il protagonista, che in ogni momento non può mai esser certo di essere incappato in un colpo di fortuna o di stare andando incontro a morte certa.
Alla fine, l’ironia maliziosa e il sarcasmo di Horèb risultano perfino simpatici.

Salima, sorellastra di Yohnna, è una ragazza moderna e sicura di sé. Abile con l’arco (da cui scocca frecce d’oro),  nasconde un segreto che la avvolge di un’aura di mistero. Nonostante sia molto affezionata al fratello, non esita ad allontanarsi per seguire la propria strada e portare a termine i suoi piani. Il suo ruolo, quasi marginale all’inizio della storia, diventa via via sempre più rilevante.

Lo stile dell’autrice

Sebbene non sia una storia satirica, una neanche tanto velata ironia traspare sin dalle prime pagine e accompagna tutto il libro fino alla fine. Andreina presenta quindi un romanzo che non si prende mai troppo sul serio, cosa che per me ha giocato come punto a favore (ma questa è una questione di gusti personali).

Lo stile dell’autrice non si perde in troppi fronzoli; la storia è narrata in maniera scorrevole e i dialoghi tra Yohnna e il genio scivolano veloci tra uno scambio di battute e l’altra, sempre pungenti, quasi a livello di una coppia comica.
Non ho notato la presenza di infodump invadenti, ma c’è la presenza di parole descrittive che non mostrano realmente la scena. Non è una presenza particolarmente ingombrante, ma una maggiore attenzione ai dettagli avrebbe dato un po’ più di mordente alla narrazione.

L’unico appunto che mi sento di fare è riguardo all’uso di parolacce un po’ troppo moderne. Anche in questo caso, una maggiore attenzione permette al lettore di rimanere immerso nella storia e di non interrompere la cosiddetta sospensione dell’incredulità (a meno che non sia fatto di proposito proprio per creare un effetto comico).

Lampada di Aladino

Yohnna e il baluardo dei deserti si è rivelata quindi una lettura leggera, fresca e divertente. Nonostante qualche pecca qua è là, è comunque un fantasy godibile, forte anche di una scrittura ironica e di un’ambientazione un po’ diversa dal solito. Una storia che fa volare in terre lontane, in un’epoca in cui il male si poteva imprigionare in una bottiglia. Ma la guerra fra il bene e il male, si sa, è sempre infinita e quello che conta è non fermarsi mai.

Voto complessivo: Tre stelle Non c'è male

Il sito di Andreina è andreinagrieco.it


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4 pensieri su “Yohnna e il baluardo dei deserti, di Andreina Grieco

    1. In effetti è uno dei punti più delicati della scrittura. Non solo il registro dettato dall’epoca storica, ma anche dalle caratteristiche dei personaggi (un nobile non parlerà mai come un contadino, così come una ragazzina non parlerà mai come un idraulico).
      Bisogna sempre tenere a mente chi è il pov, qual è il suo contesto, e stare fissi nella sua testa. Compito arduo e su cui è facile scivolare. Per questo ammiro tantissimo la scrittura di Martin: potrà avere molti difetti, ma il suo passare nella testa di tutti quei personaggi così eterogenei è straordinario. Non dico che arriverò mai al suo livello, ma lo ammiro XD

      Anche a me affascina molto questo tipo di folklore, e anche quello indiano.

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      1. Quanto dici è verissimo e chi si approccia alla scrittura ci scivola puntualmente (perfino certi autori navigati…). I buoni editor dovrebbero notare simili errori, ma dove sono i buoni editor?
        Credo che uno degli elementi più ostici del mestiere sia proprio la mole di ricerche necessarie a una buona scrittura. Cioè a una scrittura senza scivoloni, padrona del contesto (da tutti i punti di vista) e maestra nel comunicarne l’essenza, i dettagli ecc. in poche parole.

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        1. Nelle case editrici il ruolo degli editor sta diventando sempre più marginale. Almeno questa è la sensazione che si ha nel leggere molti dei libri pubblicati, soprattutto degli esordienti. E questo non vale solo in Italia, ma anche all’estero. Ce ne sarebbe da dire sull’editing che era stato fatto ai primi romanzi di Harry Potter, ad esempio…

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